Conversazione Olografica Tattile
- Ti ho mai raccontato di quella volta che mi sono lanciata da un albero, ed ho catturato un cinghiale?
Io e Tess siamo amiche da anni, - E di quella volta che un
cinghiale mi ha catturata colpendomi alla testa con un albero?
Venivamo spesso in questo bosco, e ci divertivamo ad
inventare una miriade di avventure. Gli alberi avevano un profumo inebriante, e
godevamo l’una della presenza dell’altra, inseguendoci tra i pioppi, i salici e
gli olmi.
- Ti giuro! Ha dato una testata all’albero, e quello mi è
caduto in testa!
Il bosco era irto e fitto, come il pelo di un gatto. E bruciava
sotto i raggi del sole, tingendosi delle sfumature autunnali. Qua e là, lungo
il fiume, vi erano spruzzi di verde, rosso e giallo; e la riva opposta sembrava
una cassetta di peperoni dalla pelle scintillante. - Tu non sei mai stata
atterrata da un cinghiale!
- Questo lo dici tu, e come lo spieghi il fatto che mi manca
la mano sinistra?! - disse mostrando il moncherino, dopo aver infilato la mano
nella manica.
- Credo che ti ci starebbe bene un uncino, sai? - dissi, -
Renderebbe il tutto almeno dieci volte più sexy.
Rise. Decidemmo di sederci sul prato pietroso, lungo la riva
del fiume. A novembre c’è sempre vento, e la gente ormai butta certe schifezze
nell’acqua da rimanerci sorpresi. - Passavo di qui per caso la prima volta che
ci siamo conosciute, te ne sei accorta?
- Oggi non siamo qui per caso, - rispose frettolosa. I
capelli le fluttuavano sopra le spalle, come uno scuro mantello sdrucito, dal
filame impazzito - Anzi, non siamo proprio qui.
- Questo non è importante, - volevo allontanare il bicchiere
mezzo vuoto da sotto il suo naso - abbiamo tutto anche così.
Afferrò un ciottolo tra le dita sottili e lo strinse forte
nel pugno, strizzando bocca, naso e occhi. Si alzò in piedi e lo gettò in acqua
con tutta la sua forza, tentando di scaraventare tutta la frustrazione di quel
momento in mezzo al fiume.
Fece un respiro profondo, e si voltò. - A volte aiuta.
Fu in quel momento che me ne accorsi, la distanza mi aveva
indurita come quel sasso. Da quando ero partita non mi ero ancora resa conto di
essere cambiata, pur essendo rimasta la stessa. - Questa volta è servito?
- No. - la figura tremò lievemente.
- Il segnale si sta indebolendo, - Tess mi corse incontro,
gettandomi le braccia al collo. - Vedrai, un anno non è un tempo così lungo. -
dissi. Sentivo tutto il calore di quell’abbraccio ripararmi dal vento, avvolgendomi
come una coperta di piume legata stretta alla cintura. - Che abbraccio
vigoroso! - esclamai sorridendo, mentre le accarezzavo le guance fredde. Mentre
sentivo sulle mani il calore delle lacrime, cadere a intermittenza come la
pioggia.
- Io sarò sempre qui. - singhiozzò. Aveva negli occhi un
milione di universi infiniti, di stelle luminose e pianeti inesplorati. Due
occhi, due milioni di universi. E milioni di miliardi di galassie sterminate.
- Lo so. - dissi, sentendo la stretta farsi sempre più
flebile, - Mi farò viva non appena arrivata.
Come granelli di sabbia, l’immagine prese a dissolversi
lentamente; fino a diventare polvere e volare via. Lasciandomi da sola con il vento.
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